sabato 8 novembre 2008

Pillole di marketing: la comunicazione come asset strategico delle imprese e della PA in Italia

Traggo spunto da un articolo ineressante di marketing journal che analizzando i dati dell'ultima ricerca di Assocomunicazione e del libro bianco che ne è derivato, mi porta ad alcune considerazioni.

Ma prima qualche dato sarà utile

  • Per la comunicazione le piccole e medie imprese rimangono un mondo difficile da approcciare e da quantificare visto che anche il libro bianco di Assocomunicazione fatica a stimare delle cifre.
  • Le imprese italiane comunicano meno rispetto a quelle dei principali paesi europei, per non parlare del confronto con quelle americane.
  • L’investimento italiano pro-capite in comunicazione commerciale è di 370 euro contro i quasi 700 euro degli Usa, oltre 600 di Uk, e poco più di 500 per Francia e Germania.
  • Nel 2007 in Italia sono stati investiti di 9.780 milioni di euro in mezzi classici (Tv, stampa, radio, cinema e comunicazione digitale), nel Regno Unito ne sono stati investiti 23.270, in Germania 16.400, in Francia 9.700 e in Spagna 7.100.
  • L’Italiasi si configura come un Paese a bassa incidenza pubblicitaria, mantenendo un andamento quasi costante nel corso del decennio.
  • Il numero di aziende attive sul fronte pubblicitario in Italia è [dati 2007] pari a quota 18.000 contro poco più di trentamila della Germania e quasi 49.000 della Spagna.
  • Gli investimenti sono molto concentrati nelle mani dei principali big spender, nell’ultimo anno un numero ridotto di imprese (16) ha coperto circa il 20% del totale della spesa italiana in comunicazione commerciale.
Quali sono le ragioni di questo ritardo?

La mancanza di una cultura delle comunicazioni presso Pmi e Pubblica amministrazione.

Nelle imprese italiane e nella PA, la comunicazione non sembra vissuta come un asset fondamentale e startegico per la competizione di una impresa.

A cosa ci portano queste considerazioni?

Al fatto che la maggior parte delle imprese italiane hanno fino a questo momento giocato nel mercato come player azzoppati che, se riuscissero a comprendere e diminuire questo gap, potrebbero -in questo periodo di crisi internazionale- riprendere quote di mercato, valore di brand e di clienti.

Lo stesso vale per la PA:

Nel lontano 1999 studiavo all'università [ l'idoneità di comunicazione in inglese commerciale] come esempio di comunicazione innovativa un manifesto dello stato di Singapore che con delle vignette accattivanti spiegava ai cittadini alcune norme e dava a questi la possibilità di comprendere il significato con un significante per niente istituzionale (le vignette) ma efficace nella comunicazione.

Singapore docet

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